Carrie torna a casa
Se non l’avete vista fate qualcosa, perchè la sesta stagione di Homeland è davvero stupefacente! Sicuramente arriverà su Sky, come le precedenti sei, oppure la troverete sui siti di streaming, però, ascoltate il consiglio: guardatela. Stavolta Alex Gansa e Howard Gordon, sceneggiatori e produttori, insieme a tutto il gruppo scrittura, hanno dato vita a una trama estremamente densa e interessante, ricca di colpi di scena, che sembra annunciare che nulla sarà più come prima. A mio avviso sono stati seminati elementi forti che vedremo nella prossima stagione, la settima, e nell’ottava, visto che Homeland è stato già rinnovato per due stagioni.
Il fronte interno
Carrie Mathison è fuori dalla CIA e anche dal Medio Oriente, già visto nella stagione precedente che aveva il suo setup a Berlino. Stavolta siamo a New York dove è stato eletto un nuovo presidente, che non è Trump, ma una donna, che promette una radicale pulizia in quei settori della sicurezza interna che hanno presentato non pochi problemi per gli Stati Uniti. Eppure nè il governo, nè la popolazione, appaiono così uniti e molitici, un po’ schiavi di certi pifferai magici, di certi agitatori di fake news e roba del genere. Pane per i denti di Carrie, che anche da interna alla CIA non ha mai accettato pienamente la logica dell’islamico nemico sicuro. Stavolta il nemico è un presunto terrorista, immigrato africano, che muore durante un attentato. Naturalmente non è così, perchè la trama è molto più complessa e strutturata.
Il cast c’è tutto
A parte Claire Daines sempre più brava, che sicuramente affronterà le protagoniste di Feud e Big Little Lies nella notte degli Emmy, i personaggi principali che avevamo conosciuto ci sono tutti. Mandy Patinkin nei panni di Saul Berenson, Frank Murray Abraham – straordinario – in quelli di Dar Adal, Rupert Friend che ancora stavolta è Peter Quinn, senza dubbio nella sua stagione migliore. Si sono aggiunti Elisabeth Marvel, nei panni della presidente neoeletta, e Jake Weber, nei panni di un conduttore radiofonico manipolatore.
La trama farà riflettore, soprattutto sul futuro di Carrie, ma anche perchè mostra un paese paranoico, schizofrenico e in preda al panico, pronto a schierarsi sempre per la soluzione violenta ma che estirpi il male. Solo che il fumo negli occhi è denso e le persone non fanno neanche uno sforzo per allontanarlo o sforzarsi di comprendere. Si tratta di un colpo di stato? Non posso dirvi nulla, perchè Homeland si scopre puntata dopo puntata, scena dopo scena,
Fa riflettere l’uso dei media e dei social network, orchestrati ad arte in nome di una libertà che diventa manipolazione di massa – sul tema vi consiglio di seguire gli studi dell’amico Walter Quattrociocchi sulle eco-chambers, forse capirete meglio cosa significa il termine confirmatio bias e di come alla fine ognuno rimanga della propria opinione.
Di Homeland abbiamo parlato spesso, sia in occasione della premiere di questa stagione, che per analizzare le stagioni precedenti. Siamo dei fan, è vero, convinti che Claire Danes sia riuscita ad esprimere il suo talento di attrice nel ruolo di Carrie e di come sia cresciuta con una strategia di scrittura sempre puntuale. Uno dei titoli di punta della Showtime. Non perdetela!